La malattia di Parkinson è stata per lungo tempo conosciuta come la “malattia di chi trema” poiché il medico inglese James Parkinson, che per primo ha descritto questa sindrome, l’ha chiamata “la paralisi che dà tremore”. Il suo saggio sulla malattia e relativi sintomi è stato scritto nel 1817 con il titolo “An essay on Shaking Palsy” (Un trattato sulla paralisi con tremore) ed è stato per 40 anni l’unico trattato medico esistente sul tema.
Successivamente il medico francese Jean-Martin Charcot, con studi specifici svolti tra il 1868 ed il 1881 sui sintomi del rallentamento motorio e della rigidità, è giunto a riconoscere al collega inglese il merito di aver definito per primo in modo completo la malattia ed ha proposto di rinominarla “Malattia di Parkinson” in suo omaggio.
La ricerca successiva ha portato a riconoscere alcune dei più importanti sintomi di Parkinson, degenerazioni neurologiche che si presentano nel cervello delle persone colpite dalla malattia:
- nel 1912 Frederic Lewy descrisse un tipo di micro-particelle composte da proteine cresciute all’interno delle cellule nervose nei malati parkinsoniani (oggi portano il suo nome: “corpi di Lewy”)
- nel 1919 Konstantin Tretiakof scoprì che è la parte del cervello chiamata substanzia nigra la principale struttura cerebrale colpita dai corpi di Lewy
- negli anni a cavallo del 1950 Arvid Carlsson ha individuato i processi biochimici che si svolgono nella substanzia nigra, in particolare per produrre il neureo-trasmettitore “dopamina”; successivamente ha individuato il ruolo della dopamina stessa nella malattia: la carenza di dopamina, causata dalla compromissione della substanzia nigra – a volte per la presenza nelle sue cellule dei corpi di Lewy – è un elemento chiave della malattia di Parkinson.
In altre parole è la carenza di dopamina nel cervello che influisce negativamente su alcune funzioni celebrali, alcune…
- fisiche come il movimento volontario,
- ma anche psichiche come la perdita di motivazione, sbalzi dell’umore, disturbi del sonno, calo del desiderio e della gratificazione sessuale sonno;
- cognitive come l’attenzione, la memoria di lavoro e di apprendimento.
- ed infine relazionali perché compromette anche l’autocontrollo.
La malattia di Parkinson è quindi DIFFICILMENTE DIAGNOSTICABILE perchè viene spesso confusa con altre malattie che hanno sintomi in comune come depressione, insonnia, fatica fisica, problemi posturali ma anche reflusso gastrico, disturbi intestinali, eccetera.
Inoltre, dato che la dopamina interagisce con cellule localizzate in diverse aree del cervello, i sintomi del Parkinson sono diversi da persona a persona a seconda della zona più colpita dalla malattia e dalle funzioni celebrali intaccate.
Per questo motivo spesso si arriva alla diagnosi dopo 2-4 anni di sintomi, dapprima sottovalutati dai malati e poi non compresi dai medici. In generale la malattia di Parkinson inizia su un solo lato del corpo, con movimenti rallentati e difficoltà di movimento, prima del braccio e poi anche della gamba.
Cosa fare quando si sospetta di avere la malattia di Parkinson?
Il percorso per la diagnosi corretta può essere abbreviato se il paziente è parte attiva, e cioè quando capisce che qualcosa è cambiato stabilmente nel suo stato di salute:
- non deve dire “passerà” ma cercare subito di approfondire con il suo medico di famiglia, se la prima cura data dal medico di famiglia non è efficace deve chiedere una visita specialistica, non necessariamente neurologica; se lo specialista è dubbioso e/o dà un’altra cura non efficace allora SI DEVE CERCARE UN NEUROLOGO SPECIALIZZATO presso un ospedale in cui c’è un centro di cura della malattia del Parkinson
- può cercare informazioni su internet dai siti delle varie associazioni di Parkinsoniani e mettersi in contatto con loro anche solo per una chiacchierata telefonica per capire meglio se quello che sente potrebbe essere un sintomo della malattia di Parkinson
- può chiedere consiglio su cosa fare al suo farmacista e/o altri malati di Parkinson o care giver se li conosce personalmente
- può cercare su internet un centro specializzato nella diagnosi e/o terapia del Parkinson.
La scelta migliore quando si ha il dubbio di avere la malattia è quella di effetturare il DAT-Scan, un esame diagnostico non invasivo che è il più efficace e rapido per rilevare la malattia perché riesce a misurare il livello di dopamina presente nel cervello.
Cosa sapere sulla malattia di Parkinson
Di fronte alla diagnosi di malattia di Parkison si deve sapere che la malattia:
- NON E’ INFETTIVA, cioè non si può trasmettere da persona a persona con il contatto né da un animale all’uomo; può essere ereditaria ma solo in casi molto rari (2% del totale delle persone diagnosticate).
- E’ PROGRESSIVA, cioè peggiora con il tempo anche se trattata con farmaci e neuro-fisioterapia
- NON E’ CURABILE, cioè non si possono recuperare le condizioni di salute presenti prima dell’avvio della malattia ma si può rallentarla ed anche bloccarla
- NON E’ UNA CONDANNA A MORTE, cioè non preclude la possibilità di vivere fino ad età molto avanzata
- PUO’ INCIDERE SULLA QUALITA’ DELLA VITA DELLA PERSONA COLPITA, cioè implica modifiche nel sistema di vita che il malato può non riuscire e/o non voler accettare.
Nel tempo, la ricerca ha inoltre classificato tre categorie diverse ed identificabili di malattie che “sembrano” Parkinson ma non lo sono:
- Malattia di Parkinson: la malattia classica, che chiamiamo solitamente “morbo di Parkinson”, che ha sintomi comuni ma con un mix che varia fortemente da paziente a paziente
- Parkinsonismo: i sintomi ricalcano quelli tradizionali del parkinson ma non si riscontra la mancanza di dopamina nell’individuo ; appartiene a questa categoria la sindrome delle “mani tremanti” (shaking hand syndrome); tra i parkinsonismi rientra il cosiddetto Parkinson Vascolare.
- Parkinsonismi Atipici o parkinsonismi PLUS: hanno sintomi propri, diversi da quelli comuni della malattia, che non rispondono ai farmaci e hanno un decorso veloce ed ad alto tasso di mortalità. Appartengono a questa categoria:
– la paralisi sopranucleare progressiva (o malattia di Steele-Richardson-Olszewski) PSP;
– l’atrofia multisistemica MSA;
– la degenerazione corticobasale CBD;
– la demenza con corpi di Lewy.
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